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In Giappone lo “Shinrin Yoku”, che tradotto è il bagno nel bosco, è ormai ufficialmente riconosciuto come una componente della prevenzione sanitaria, un metodo di provata efficacia per gestire lo stress e rafforzare le difese immunitarie. Gli scienziati giapponesi hanno studiato gli effetti  psico-fisici di una passeggiata nel bosco riconoscendo le conseguenze benefiche  di tale pratica e dimostrando  come il nostro sistema immunitario entri in connessione con le piante grazie ai “terpeni”, molecole gassose che le piante producono per comunicare con le altre piante e che noi respiriamo nella nostra passeggiata.

Queste molecole permettono sia l’aumento delle nostre cellule killer del 40%  con una sola giornata nel bosco, cellule particolarmente importanti per la loro spiccata capacità di riconoscere e distruggere cellule tumorali o infette da virus  e per la loro elevata rapidità di azione, che la riduzione degli ormoni dello stress come il cortisolo.

 

Già da molti anni gli studiosi sono d’accordo nell’affermare  che la natura ha un ruolo fondamentale non solo per l’equilibrio fisico ma anche per quello psicologico e spirituale dell’individuo. Un ramo della psicologia moderna l’ecopsicologia, nata da qualche anno in California, studia la correlazione tra la perdita della connessione con l’ambiente naturale e il crescente disagio esistenziale individuale e sociale: la perdita di questa connessione favorirebbe la nascita dei problemi legati al senso della vita, al rispetto per gli altri, per il mondo animale e per la biodiversità, facendoci perdere anche il contatto con noi stessi e con il senso più vasto  di ciò che siamo. Bisognerebbe che riconoscessimo la nostra identità umana come parte integrante  del più ampio ecosistema terrestre non dimenticando che l’uomo proviene dalla natura e si è evoluto all’interno della relazione con essa.

Una ipotesi scientifica , la biofilia, proposta  sia in ambito scientifico dal biologo Edward Wilson che in ambito psicologico da Erich Fromm psicologo, psicoanalista, sociologo, filosofo, ritiene che l’uomo abbia una innata, naturale attrazione per la natura e per il piacere di legarsi ad altri esseri viventi. Sembrerebbe che il nostro cervello rettiliano, sede degli istinti primari, della risposta di attacco-fuga, della conquista e della difesa e il nostro sistema limbico, correlato alle funzioni fondamentali per la conservazione della specie, si trovino a proprio agio nel loro ambiente naturale e costituiscono a livello inconscio il cuore  del nostro legame con la natura.

 

 

Ritrovare quindi il rapporto con la natura ci può aiutare a recuperare le nostre radici e di conseguenza il contatto con le nostre parti più profonde, può facilitare il processo di crescita personale e agevolare l’ascolto di parti di sé dimenticate  grazie al silenzio dei boschi e alla vitalità degli elementi naturali. Anche l’esperienza del bello che viviamo con una passeggiata nel bosco, fonte inesauribile di colori, suoni, odori e scenari che seducono la nostra psiche, ci da la possibilità di far fluire le emozioni, chiarire le idee, risvegliare l’intuizione, scaricare lo stress, avere una respirazione profonda e fluente , stare nel momento presente allontanando la ruminazione mentale che ci accompagna nella vita quotidiana.

L’importanza del verde anche nelle città per i suoi effetti preventivi e curativi ha portato la bio-architettura ad introdurre più natura nei nostri ambienti quotidiani costruiti in modo di incorporare la “geometria della natura”, unire strutture artificiali e naturali in una sintesi raggiunta inserendo elementi naturali, quindi più verde all’interno dell’edificio come “il bosco verticale” a Milano.

Cinzia

credits: Jeremy Bishop; Francisco Delgado; Max Van den Oetelaar

Bibliografia

Lemke,B.(2019). Il Piccolo Manuale dello Shinrin Yoku. Forlì: Macro Edizioni

Arvay,C.G.(2017). Effetto biofilia. Forlì: Macro Edizioni