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“Non c’è luce senza ombre (….) senza l’imperfezione non c’è né progresso, né crescita”. ( C.G. Jung ).

Ma cosa si intende per perfezione?

Nella nostra società vi è una attenzione quasi maniacale, una osservazione a dir poco compulsiva dei nostri corpi, di quanto sono lisci, pelosi, cellulitici, statuari, larghi, pesanti, muscolosi, magri e si perde di vista il fatto che possiamo essere tanto altro e che il nostro aspetto è una delle tante cose.

Il perfezionismo viene definito come un insieme di pensieri automatici, limitanti, di ruminazioni, autocensure inerenti appunto il bisogno di essere perfetti. Ma il concetto di bellezza dovrebbe superare etichette e pregiudizi estetici per abbracciare e apprezzare la diversità e rifiutare l’omologazione.  Perché  dovrebbe essere la diversità il vero valore.

 

 

E’ nato pochi anni or sono un movimento, il Body Positivity, creato per promuovere l’accettazione di tutti i tipi di corpi a prescindere dalla taglia, dalla razza, dal genere o dall’abilità fisica, con l’obiettivo di abbattere gli standard di bellezza imposti dalla società, per spogliarsi dai pregiudizi e dare valore al singolo individuo.

Il movimento cerca di mettere in luce corpi non convenzionali solitamente quasi mai presi in considerazione dai media, rivolgendosi a tutte quelle caratteristiche fisiche reputate un “difetto” dai canoni sociali, ritenendo che “piacersi” non è sempre facile e non sottovalutando le difficoltà oggettive di accettare il proprio corpo, credendo che non basta amarsi per risolvere il problema.

Grazie al Body Positivity molti brand nel campo della moda hanno cominciato a dare spazio a modelle che mai prima d’ora avrebbero potuto salire in passarella o fare da testimonial per la  pubblicità  dei loro prodotti e star internazionali hanno dato voce a questo  movimento abbracciando in pieno la sua filosofia. Un esempio tra tanti Rihanna, celebre cantante ma anche imprenditrice beauty e stilista di successo che ha spalancato le porte, ormai da diversi anni, al tema dell’inclusività mettendo in luce il suo valore autentico anche al maschile sfatando il mito per cui il make up potesse essere ad uso esclusivo delle donne e lanciando anche una capsule menswear, una collezione di undici pezzi con taglie fino alla XXXL con l’obiettivo di non escludere alcuni tipi di fisicità e di suscitare una riflessione su quante esclusioni i brand di cosmesi e di moda mettono ancora in atto.

A questo punto viene da sola la riflessione su come sia importante affrontare l’argomento dell’inclusività che si lega inevitabilmente all’empowerment in quanto entrambi consentono di acquisire il controllo della propria vita e di sentersi parte attiva.

L’inclusione prevede che tutti gli individui possano vivere in uno stato di equità e di pari opportunità e favorisce la partecipazione attiva e completa di tutti eliminando ogni forma di barriera e discriminazione.

L’empowerment facilita questo processo e aiuta a divenire indipendenti, non manipolabili, fiduciosi, ottimisti, a riconquistare la consapevolezza di sé, delle proprie potenzialità, del proprio agire per essere liberi nelle proprie scelte e quindi meno inclini alle frustrazioni.

Tutti possiamo raggiungere i nostri obiettivi, i nostri desideri credendo in noi stessi ed essendo se stessi, avendo la libertà di manifestare i propri ideali e di comunicare ciò che si desidera di sé.

 

Cinzia