Le forme del lavoro stanno cambiando, molto velocemente così come tutta la società nella quale ci muoviamo; alcuni mestieri ed alcune professioni stanno sparendo, altri si stanno trasformando radicalmente, la tecnologia sta offrendo possibilità che solo 15 anni fa erano quasi impensabili, e così stanno trasformandosi anche i codici di comportamento all’interno delle relazioni lavorative, nei team di lavoro, con i colleghi, nel modo di definire se stessi come professionisti, o imprenditori.
Paradossalmente proprio lo sviluppo della comunicazione senza confini ma virtuale, dove tutti sono interconnessi e tutti hanno la possibilità di esprimersi ed informarsi, ci costringe a fare un passo avanti verso l’autenticità della comunicazione stessa, per costruire relazioni autentiche ed affidabili, ma anche ad abbandonare stereotipi che fino ad oggi in qualche modo hanno funzionato anche come modelli di riferimento.

Prendiamo ad esempio lo stereotipo dell’uomo in carriera, super impegnato, un pò anaffettivo, a volte duro ed estremamente competitivo, disposto a rinunciare a molto per raggiungere i propri obiettivi di successo, successo che esibisce attraverso simboli evidenti ed inequivocabili : un orologio di marca, abiti ed accessori preziosi, automobile che esprima potenza e successo.
Per anni le donne che si avventuravano su questa strada in qualche modo imitavano i codici comunicativi per allinearsi a questa immagine, snaturando inevitabilmente la propria struttura emotiva e psicologica, e vivendo spesso conflitti sia interni sia esterni per trovare un giusto equilibrio tra le proprie radici e le proprie aspirazioni.
Negli ultimi anni, e specialmente nell’ultimo periodo però, assistiamo ad una destrutturazione di questi ed altri stereotipi ormai obsoleti, ed ora, come in altre epoche, ognuno di noi è chiamato a creare un nuovo stile lavorativo e comunicativo, che sia meno omologato e più autentico.
Così l’uomo può finalmente lasciare spazio ad altri aspetti della sua vita, può avere un rapporto più empatico con gli altri, può definire i suoi obiettivi di carriera senza seguire modelli rigidi, senza dover mostrare sempre i muscoli in una continua sfida senza quartiere.
La donna, anche se ancora faticosamente, è più libera di essere se stessa, e di portare all’interno della propria professione creatività, originalità, ha smesso di imitare necessariamente il modello maschile, e può anzi contribuire a ridefinire i modelli di sviluppo sia personali che professionali.
Come sempre nella crisi, nel cambiamento sono celate grandi opportunità, e chi decide di ridisegnare la propria identità professionale adeguandola all’evoluzione in atto non può che averne benefici.
Silvia